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Quando torner?

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Come cemento
D'afoso respiro,
Idrogeno
Alitante il sole
Dai raggi che
Tremare mi fanno
Di calore.
Come l'ombra
rende
Più vaga e più netta
La figura,
Che in mitosi
M'insegue a cloni
Duplici e triplici
Di coscienza, paura e lussuria,
Secondo il respiro della luce,
Sua necessità nemica.
-La fotosintesi delle ombre!-
Mi fermo e sono una rosa,
La rosa dei venti:
Indico la direzione delle correnti
E non vado in alcun dove.
Dell'aria tutti i flussi
m'attraversano,
Tuttavia.
Così l'utero e il seno e il ventre
dal rosso di scirocco percossi
Come gobbe di cammelli,
Il cervello e gli occhi raffreddati
dal maestrale
Come vele di navi lontane.
E i sogni, quale soffio li spinge?

Sei arrivato nell'eclissi,
Nella quiete siderale
Che è notte e vaga e netta ombra.
Sai che v'è ombra dove c'è luce
E la attendi con sorrisi nel buio,
La consoli con labbra bagnate,
La desideri con
le mani sul mandorlo,
Di piogge carico e clorofilla e amore.
E quella si mostra in raggi
Semiacciecanti
di intellettuale bellezza
Ed estasi orgasmica.
Autoprofezia della luce.


Quando tornerà?
Quando anche loro si sveglieranno,
E le ombre saranno stanche,
e i colori vorranno ascoltare
Il rumore della luce che li respinge
E li attraversa,
come i venti.

 Ivan Pozzoni - 01/01/2018 23:42:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

La tua modalità di scrittura mi incuriosisce

 Franca Alaimo - 30/11/2014 18:31:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Realtà e sovarealtà si mescolano in questi versi, dove a immagini concrete altre ne succedono molto vaghe, e quel che accade fuori sembra proiettarsi in uno scenario tutto interiore.
La caratteristica più evidente è un uso assai lavorato della lingua,
che irretisce il lettore nella sua enigmaticità.

 Piergiorgio - 29/11/2014 09:30:00 [ leggi altri commenti di Piergiorgio » ]

Stile personalissimo, versi metropolitani illuminati al neon, flash di stati di coscienza vissuti in un rapporto simbiotico eppure fortemente dialettico con il mondo esterno…difficile dare chiavi di lettura, definizioni che rimandino a una codifica lineare delle attribuzioni di senso…mi basti quell’ «autoprofezia della luce» che ho già fatto mia nel livido, grigio bagliore di questo mattino di fine Novembre…
Un caro saluto

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