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al testo di Giulia Salis Nioi
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Come cemento D'afoso respiro, Idrogeno Alitante il sole Dai raggi che Tremare mi fanno Di calore. Come l'ombra rende Più vaga e più netta La figura, Che in mitosi M'insegue a cloni Duplici e triplici Di coscienza, paura e lussuria, Secondo il respiro della luce, Sua necessità nemica. -La fotosintesi delle ombre!- Mi fermo e sono una rosa, La rosa dei venti: Indico la direzione delle correnti E non vado in alcun dove. Dell'aria tutti i flussi m'attraversano, Tuttavia. Così l'utero e il seno e il ventre dal rosso di scirocco percossi Come gobbe di cammelli, Il cervello e gli occhi raffreddati dal maestrale Come vele di navi lontane. E i sogni, quale soffio li spinge?
Sei arrivato nell'eclissi, Nella quiete siderale Che è notte e vaga e netta ombra. Sai che v'è ombra dove c'è luce E la attendi con sorrisi nel buio, La consoli con labbra bagnate, La desideri con le mani sul mandorlo, Di piogge carico e clorofilla e amore. E quella si mostra in raggi Semiacciecanti di intellettuale bellezza Ed estasi orgasmica. Autoprofezia della luce. Quando tornerà? Quando anche loro si sveglieranno, E le ombre saranno stanche, e i colori vorranno ascoltare Il rumore della luce che li respinge E li attraversa, come i venti.
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Ivan Pozzoni
- 01/01/2018 23:42:00
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La tua modalità di scrittura mi incuriosisce
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Franca Alaimo
- 30/11/2014 18:31:00
[ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]
Realtà e sovarealtà si mescolano in questi versi, dove a immagini concrete altre ne succedono molto vaghe, e quel che accade fuori sembra proiettarsi in uno scenario tutto interiore. La caratteristica più evidente è un uso assai lavorato della lingua, che irretisce il lettore nella sua enigmaticità.
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Piergiorgio
- 29/11/2014 09:30:00
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Stile personalissimo, versi metropolitani illuminati al neon, flash di stati di coscienza vissuti in un rapporto simbiotico eppure fortemente dialettico con il mondo esterno…difficile dare chiavi di lettura, definizioni che rimandino a una codifica lineare delle attribuzioni di senso…mi basti quell’ «autoprofezia della luce» che ho già fatto mia nel livido, grigio bagliore di questo mattino di fine Novembre… Un caro saluto
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